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Dopo avervi fatto vivere una giornata tipica dello Sziget insieme a noi (inserisci link precedente articolo), cerchiamo ora di spiegarvi meglio ciò che questo festival è.
Il treno che conduce da Milano fin nei meandri della Riviera Ligure fa tappa a Camogli, qualche fermata dopo quelle innumerevoli di Genova Principe, Genova Brignole, Genova Nervi, Genova qua Genova là. Subito dopo Recco precisamente. Per un modesto viaggiatore come me il paesaggio è stato decisamente diverso dalla tradizionale e piatta pianura: finalmente il sole intenso, l’odore del mare, e ancora l’aria di libertà che dalle nostre parti è stata già a suo tempo soffocata dalla routine.
No, non parliamo di giovedì 1 settembre, la giornata dell’Home Festival in cui ha prevalso l’indie italiano, per quella abbiamo spedito uno dei nostri inviati migliori, uno nei confronti del quale possiamo ancora nutrire buone speranze. Stiamo trattando di venerdì 2 settembre, giorno dedicato principalmente all’elettronica, alla sperimentazione e agli acid.. ehm beh, insomma, sono andata io, ex responsabile di sezione che, dopo aver ceduto l’incarico, può finalmente svelare il proprio lato tamarro rimasto latente fin troppo a lungo.
Succede che giovedì 1 Settembre mi trovo all’HOME Festival a Treviso, e dopo la conferenza stampa con il founder Amedeo Lombardi e Giò Sada stavo vagando tra le bancarelle e i sound check agognando il panino con la salamella che di lì a poco a poco avrei mangiato in attesa dell’inizio della musica. Succede poi che ricevo una telefonata che mi dice che avevo la possibilità di intervistare i Selton, e di recarmi nel luogo predisposto per l’intervista.
Ore 8:30 – Ogni mattina, uno Szitizen si sveglia e sa che dovrà correre più velocemente di un olandese per fare la doccia senza dover aspettare 40 minuti in fila.
Ore 8:40 – Davanti al tendone delle docce ci sono già 60 persone in coda. Disperato e stordito dalla tecno e dalle due ore scarse di sonno, ti metti l’anima in pace e inizi ad aspettare.
Ore 10:20 – Finalmente è il tuo turno e puoi iniziare a lavarti.
Siamo giunti a metà del nostro percorso giffoniano e fra le tante esperienze di questo martedì vi riportiamo i momenti migliori di un’intensa e variegata giornata: da Giampaolo Morelli a Miriam Leone passando per il divulgatore scientifico Marco Bianchi.
Anche il nostro terzo giorno al Giffoni film festival è volato.
Gli highlights della giornata sono sicuramente rappresentati dall’incontro con la giovane Evanna Lynch, reduce dal suo ultimo film My name is Emily, l’intervista a Lorenzo Richelmy protagonista di Marco Polo, l’incontro con Gabriele Mainetti, regista di uno degli ultimi successi cinematografici tutto italiano, Lo chiamavano Jeeg Robot.
L’esperienza al Giffoni Film Festival prosegue e tra interviste, risate e riflessioni interessanti, non mancano stimoli e possibilità di crescere. Domenica 17 luglio è stata una giornata pienissima ed emozionante: Film, anteprime e Masterclass strepitose, offrono alle inviate di Radio Bocconi, Rossana Pelusi ed Elena Martina, la possibilità di farci vivere gli ultimi trend cinematografici.
In particolare si fa menzione alla ormai definita “Gomorra experience”.
A braccia aperte. Non esiste un modo migliore per descrivere ciò che si prova arrivando in questo piccolo paese sperduto fra le montagne che per una settimana, nel bel mezzo dell’estate, ospita uno dei più importanti festival cinematografici italiani.
Sono appena le 19:00 di un sabato pomeriggio romano…io e il mio amico di viaggio Nicolò ci affanniamo nella folla ad aspettare l’apertura dei cancelli dell’ippodromo delle Capannelle, non per assistere a una corsa di cavalli ma per ammirare da vicino due delle nostre divinità musicali: Steve Vai e, il suo maestro, Joe Satriani.